Parco giochi
olio su tela
150 x 150 cm
Il cromatismo acceso come tratto distintivo per un artista che offre una nuova chiave di lettura sulla scomposizione del figurativo
Il quotidiano scomposto e ricomposto. Delle barchette di carta in un lavandino. Un gatto pensieroso. Un mago folle. Un autunno rosso e blu. Da lontano sembrano tanti vetri colorati rotti e ammassati nelle combinazioni più insolite. Picasso, Marcel Duchamp, Jacques Villon e Georges Braque sono punti di riferimento che si intravedono chiaramente nelle opere di Efrain Vidal, per la moltitudine degli angoli visuali dell'oggetto rappresentato, per la schematizzazione delle figure e i contorni spigolosi. Tuttavia, questo pittore peruviano, cittadino italiano e inglese d'adozione, propone una scomposizione del figurativo innovativa e policroma. Il suo percorso artistico, iniziato alla facoltà d'Arte della Pontificia Università Cattolica del Perù, continua con una ricerca personale che porta ad uno stile inedito. Oltre che in patria, Vidal ha esposto in Italia, Venezuela, Brasile, Stati Uniti, Svizzera e Gran Bretagna. Gli ho rivolto alcune domande sulla genesi dei suoi lavori.
Il riferimento ad alcuni nomi della corrente cubista nella tua arte è piuttosto esplicito, ma la tua è una rielaborazione nuova che perviene a cromatismi accesi, diversi da quelli di un Picasso o un Duchamp.
Sì, hai ragione, se devo parlare della mia pittura devo cominciare proprio dai colori. Quando iniziai a studiare arte, i miei maestri dicevano che i miei colori erano il mio punto di forza. Io sinceramente non so dire perché sono così accesi e solari, ma presumo che sia un qualcosa legato alla mia origine e alla mia formazione. Credo ci sia una forte carica emozionale nei miei colori ed è questa la ragione che mi spinge a dipingere, la pittura per me è uno strumento per comunicare e i colori sono le parole che uso.
Scomponi sin dall'inizio o arrivi al risultato finale attraverso più passaggi?
Quasi sempre dipingo d'impulso, in modo istintivo: non ci penso tanto, semplicemente prendo una tela bianca e inizio a disegnare con il pennello. Quando compaiono i personaggi, arriva la parte più difficile: cioè pensare alla composizione e scegliere i colori. Posso anche aggiungere che curiosamente, una volta che il quadro è finito, mi accorgo di aver dipinto situazioni ed eventi che vivo in quel periodo. Altre volte invece preparo dei bozzetti, ma quasi mai li porto a termine, per non irrigidire la storia o il tema del quadro.
Artitude Magazine
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